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IL PESO DELLO ZAINO

da Testi originali di Giulio Bedeschi

con

LORENZO BARTOLI
ANDREA BRUGNERA
PATRIZIA HARTMAN
FRANCESCO BOLO ROSSINI

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Interventi Musicali dal vivo
MARIKO MASUDA Violino
MASSIMILIANO ANDREO Percussioni

 

Allestimento Scenicoe Direzione Tecnica
FABRIZIO COLLOREDO
DANIELA BELOTTI

 

Drammaturgia e Regia 
ANDREA BRUGNERA
FRANCESCO BOLO ROSSINI

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foto: Matteo Castagna

Un racconto a più Voci, una recitazione distribuita fra quattro Interpreti tra cui un’attrice, e l’occasione di introdurre il tema della Presenza Femminile che in Bedeschi non è esplicita ma senz’altro intuita. CENTOMILA GAVETTE DI GHIACCIO, IL PESO DELLO ZAINO e LA MIA ERBA E’ SUL DON (con LA RIVOLTA DI ABELE) costituiscono nell’opera di Bedeschi un trittico della Memoria contemporanea che ricalca gli archetipi classici cui attingiamo sin dalle origini: l’archetipo dell’“Assedio” (la guerra sotto Troia) così come quello del “Ritorno” (Le peregrinazioni di Ulisse).

A confronto, se CENTOMILA GAVETTE DI GHIACCIO è vicenda del secondo conflitto mondiale vissuta da parte Italiana in Albania, Grecia e Russia; IL PESO DELLO ZAINO è un Coro a descrizione di quel Ritorno e della pur triste nostalgia per tutti i compagni perduti (da “NOSTOI”= ritorno e “ALGIA”=dolore), a quel fatto conseguente. Per rimandare alla “modernità” senza tempo di un simile confronto, si legga la ANABASIS di SENOFONTE, del IV°Secolo A.C., dove s’incontrano impressionanti analogie con la scrittura di Giulio Bedeschi.   

Siamo stati chiamati da quest’unica grande scrittura: toccati in emozioni e affetti preesistenti ancor prima che nella nostra voluttà di attori; rapiti in una Vicenda non ancora sopita e sospinti alla sua disperata e sommessa narrazione. E’ una Narrazione che sorge dalla Memoria e si rivela per Anime; Anime collettive e riconoscibili. E’ una Voce incarnata da Voci. Poi da Voci di Voci, che trasforma in Canto e che viene a cantarci la Storia, che poi in fondo è il Presente.

Come interpreti sentiamo il dovere, di raccontare la Storia: questo dramma di maschere umane talvolta oscure e orrende, tralaltra nobili e luminose, cui solo la Speranza da’ un senso. Qui, la Speranza è sola protagonista contro le forze dell’angoscia e della dissoluzione. Non si parla di guerra ma di allontanarsi dalla guerra e uscire dal suo tunnel; L’Opera di Giulio Bedeschi chiama a se’ chiunque ne sfiori le pagine. “Pagine di Neve” che si rincorrono innumeri come e quanto le piste della Steppa in tremenda e sublime semplicità.

E’ affresco Umano e realistico. E’ Anabasi consacrata della Modernità; è Teatro infine, e per Teatro s’intenda quello del Sangue e dello Spirito;

Qui tentiamo un Teatro della Memoria; delle masse perdute dei sommersi e degli sconfitti; per una Storia che stracci le bandiere e faccia nascere un Canto di Verità, la Verità, che sta sempre dalla parte dei Morti.

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