IL GRAN DISASTRO
di Patrick Kermann
da uno Scenario di Andrea Brugnera
con ANDREA BRUGNERA
E’ la storia di un emigrante che lascia le sue montagne per attraversare l’Europa ed imbarcarsi sul Titanic. E’ il millenovecentododici: Quest’esodo rurale verso un paradiso terrestre al di là delle frontiere nazionali costituisce la sorte di milioni di Europei fra i Quali non certo ultimi gli italiani, che fino a tempi recenti sono stati protagonisti di una condizione di emigranti, purtroppo presto dimenticata.
In ciascun paese attraversato e vissuto, Giovanni Pastore (questo il nome del Protagonista) tenta d’adattarsi e integrarsi, ma qualcosa continuerà a sospingerlo verso un Mondo Nuovo e sempre più in Là, Dove tutto può essere ancora da costruire, e la lingua non rappresenta una barriera sociale.
Un lavoratore sul Titanic naufragante del Secolo, perciò, emigrante nel corpo ma fuggitivo nell’Anima: fuggitivo non perché braccato ma perché ammalato della stessa fuga del sognatore... aver fame può obbligare a scappare, ma non elimina il Sogno.
E’ il Sogno di piccolo montanaro che non sa neppure nuotare, che ha paura dell’acqua e sull’acquaio del suo posto di sguattero (1502 morti più uno che non figurerà mai sul ruolino d’imbarco: Egli stesso, assunto in nero in cambio del passaggio) vede andare a fondo insieme alle centinaia di cucchiai lavati le Vite dei compaesani rimasti indietro, i volti dei Costruttori della Macchina, le musiche distorte e ormai incomprensibili di un Secolo entusiasta e lugubre che scivola inesorabile nell’Abisso.
Sogno ed Abisso, dunque: sogno metallico e lucido di ciascuno di Noi, ostinati a pulire e ripulire il proprio pensiero e il proprio linguaggio ogni giorno che scorre sopra l’Abisso della Storia, gravido di speranze, ma pure di terrori.
Giovanni Pastore ha superato le illusioni e ha finito di avere paura. E’ già stato più in alto dei Sogni, sulle sue Montagne forse, ed è sceso ancora più giù del fondo dell’Oceano. Non è morto perché non è mai stato trovato semplicemente perché non ha voluto cambiare il proprio Destino, scendere dalla Nave, sopravvivere sulla Vita altrui.
Giovanni Pastore è rimasto a bordo. E’ rimasto fantasma sul Fondo per raccontarCi come si è visto dal basso passare questo Secolo, con le sue guerre, i suoi stermini, i suoi Ideali rotti e disprezzati. E’ rimasto a raccogliere i detriti che lì scendono da tutti i Naufragi. E’ rimasto, comunque, come una Memoria, una Voce, una Voce di Voci...un Coro Antico che le barche nuove dei ricchi possano ancora sentire, salire dal profondo del Mare.
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